Hoplalay

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Mese: Ottobre 2020

Se fosse molto più di una canzone? ❤️

Questa è la storia di una canzone che, in una serata come tante, ha rivelato il suo potere straordinario.
Perché le canzoni non sono mai solo “canzoni”, in realtà sono pezzi di noi che ci vengono cantati e che, per fortuna, noi riconosciamo ❤️

Lara si è arrampicata sulle mie gambe chiedendo “chitarra estate”.
Ho trovato gli accordi al volo, ho iniziato a suonare e lei, come un piccolo koala, è rimasta lì aggrappata a farsi abbracciare da me e dalla sua canzone preferita di questi giorni, infilata tra la mia pancia e l’ukulele.
Siamo andate avanti così quasi un quarto d’ora, con Romeo che correggeva ogni mio minimo errore…
Poco dopo, nel suo lettino, si è addormentata in cinque minuti, rilassata e felice.

Di quale canzone si trattava? Il titolo è La hit dell’estate e il cantante è Shade. Ammetto che non è il mio genere, ma se le piace e la conforta così profondamente, me la faccio piacere e gliela suonerò finché non sarà pronta a lasciarla ❤.
E se leggi fino in fondo scoprirai la piccola-grande differenza che c’è stata nella serata…

In realtà il titolo della canzone non ha nessuna importanza, ma è quasi vitale assecondare questa richiesta e non sto esagerando.

Ma perchè?

Di base c’è un meccanismo psicologico fondamentale dello sviluppo del bambino, ovvero quello dell’oggetto transizionale.
Avete presente quel pupazzo o quel lenzuolo che alcuni bambini si portano sempre dietro? La copertina di Linus? Ecco, quello è un oggetto transizionale, ovvero un oggetto esterno al bambino, che però lui percepisce come parte di lui.
Quest’oggetto vive in una specie di limbo, una zona di passaggio che fa da confine tra il mondo esterno e il mondo interno al bambino.

Forse è una cosa un po’ tecnica, però il bambino davvero pensa che quell’oggetto sia un po’ dentro e un po’ fuori di lui, e questo pensiero fa sì che il piccolo possa affrontare meglio tutte le piccole sfide che il mondo esterno gli pone, perché ha una specie di ponte che lo collega ad esso.
Alcuni bambini non ce l’hanno e stanno benissimo così, per altri, invece, quest’oggetto è praticamente sacro, non permettono alle loro mamme nemmeno di lavarlo!

Ecco, una canzone può benissimo avere questa funzione:
quella canzone che il piccolo vi chiede continuamente, è esterna al bambino ma, per qualche ragione, soddisfa delle sue esigenze interiori, perciò fa parte del suo mondo interiore.
Ascoltarla di continuo, lo aiuta a collegare il suo mondo interiore a quello esterno, dandogli forza e strumenti per affrontarlo.

Per i bambini molto piccoli, dobbiamo cantare e/o suonare noi, perché loro non lo sanno ancora fare. Possiamo anche far partire la canzone su un dispositivo, può essere un valido aiuto, anche se non è la stessa cosa, perchè la voce dal vivo fa molta differenza.
Può essere che questo attaccamento ad una musica duri pochi giorni: significa che la canzone ha fatto il suo dovere e il bambino non ne ha più bisogno. Ma a volte dura moltissimo: ci sono bambini che per anni non tollerano una ninna nanna diversa da quella che viene cantata di solito. In questi casi, evidentemente, la canzone è diventata parte integrante della loro identità sonora, e bisogna rispettare la richiesta del bambino.

Come fare a trovare questa (o queste) canzone?
Semplice: bisogna cantare e far ascoltare al bimbo più musica possibile, di tutti i generi (anche quelli che non vi piacciono troppo…) e lasciarlo libero di mostrarvi le sue preferenze.
Proprio come succede ai laboratori Musicantis: le musiche sono tante e di diverso tipo, con loro si gioca e si lascia che le diverse emozioni prendano il loro spazio.
E ciascuno trova la sua canzone preferita, che lo accompagna per periodi più o meno lunghi.

Non so per quanto tempo Lara vorrà ascoltare di continuo La hit dell’estate, e non mi interessa, perché gliela canterò finchè vorrà.
Ma quella sera in cui si è appesa a me, infilandosi tra la mia pancia e l’ukulele, e ha chiesto ripetutamente quel ritornello, è successa una cosa che ha fatto la differenza: non ha iniziato a piangere e a borbottare qualcosa che somiglia alla parola “paura” nel momento in cui siamo andate in cameretta, non ha cercato di scappare in sala per chiedere con preoccupazione di luna, stelle e buio.
Semplicemente si è lasciata cullare e addormentare, come quando era piccolissima.

Questa canzone è la sua copertina di Linus, la protegge e la aiuta.
E sono felice che ce l’abbia e che l’abbia trovata insieme a me ❤️ 


Fare musica con i bambini

Piccolo manuale per progettare un laboratorio musicale per bambini

Ho scritto un breve manuale su come creare, gestire e fare un mini laboratorio di divertimento musicale in casa o all’asilo!

Questo piccolo manuale ti guida nel creare un ambiente musicalmente ricco e quali sono i passi per costruire un mini laboratorio musicale fai da te, spiegandoti quali sono le stimolazioni che non possono mancare e come rispettare i bambini nel loro percorso di apprendimento.


I laboratori Musicantis si svolgono presso le sedi di:

Massagno – Lugano

Presso New Style Dance, via Foletti 2,
Massagno – Lugano

📆 il martedì e mercoledì mattina

Per prenotare la tua prova gratuita dei laboratori Musicantis, puoi contattami al seguente numero:

+41.76.2216510 Silvia Maioni - Hoplalay.com

Silvia Maioni

Io sono Silvia, musicoterapeuta con Master conseguito presso l’HMI di Bellinzona e insegnante di musica con più di vent’anni di esperienza, e vi aspetto per vivere insieme a voi questo percorso!


oppure scrivi una mail a:

info@hoplalay.com
Laboratorio GiocaMusica, Silvia che mostra la chitarra ai bambini e li fa giocare

La ninna nanna che non c’era, ma adesso c’è ⭐

E se un bimbo sentisse cantare la sua mamma per la prima volta?
Io ho assistito ad un momento così, e l’emozione di quell’istante mi è rimasta nel cuore. Te la racconto qui sotto…

“Marco, cosa ti succede? Perché piangi, ti senti male?”

Questa frase la pronunciava una mamma durante un laboratorio Musicantis, ormai un po’ di anni fa, al termine della ninna nanna che cantiamo sempre per chiudere gli incontri.
Lei era preoccupata e io quelle parole non le dimenticherò mai, perché in quel momento mi sono accorta di avere appena assistito ad un piccolo miracolo.

Marco (nome di fantasia per rispetto della privacy) e la sua mamma partecipavano al mio laboratorio musicale per la prima volta, lui aveva già tre anni perciò era “grande” rispetto alla media dei bimbi che di solito accompagnano le mie giornate.
Avevamo svolto tutte le nostre attività, divertendoci a suonare, cantare e ballare, e lui aveva partecipato felice, curioso e pieno di iniziative.
Alla fine, come sempre, abbiamo cantato una ninna nanna, quella famosissima di Brahms, e lui si era seduto sulle gambe della sua mamma per farsi abbracciare mentre ascoltava.
La mamma aveva cantato e lui era rimasto immobile ad ascoltare. E fino a qui nulla di strano o insolito.

Ma, ad un certo punto, gli occhietti si sono arrossati.
Le lacrime hanno iniziato a scorrere e lui piangeva, un pianto silenzioso, non disperato, uno di quei pianti che spesso nascono quando si incontra un’emozione semplice, importante e intensa, che ci attraversa completamente pur non esplodendo come una bomba.

“Marco, cosa ti succede? Perché piangi, ti senti male?” diceva la mamma preoccupata e, salutati tutti gli altri, ci siamo fermate per provare a capire cosa fosse successo.
Volevamo dare un posto e un senso a queste lacrime così profonde.
Nel frattempo, Marco si era ripreso del tutto e giocava con i pochi bimbi rimasti. Si sa, i bambini sono velocissimi a sintonizzarsi su nuovi stati d’animo e sulle emozioni che, come arrivano, se ne vanno.

La soluzione è arrivata dopo pochissime parole con la mamma:
era la prima volta che il bimbo sentiva la mamma cantare una ninna nanna.
Aveva già 3 anni e non gli era mai stata donata la voce cantata della sua mamma.
Quella voce che culla e alla quale ci aggrappiamo tutti, era per lui una nuova scoperta, che aveva toccato il suo cuore così tanto da lasciare spazio alle lacrime.
Finalmente, aveva potuto accedere a un mondo nuovo e bellissimo, tutto per lui.

E non sto giudicando o accusando questa mamma, su questo non mi fraintendere, anzi:
vista la reazione del suo bimbo, ha fatto in modo di frequentare il corso e anche altri successivi, ha seguito tutte le mie indicazioni per rendere quest’esperienza musicale unica, ha addirittura cambiato alcune abitudini familiari (ad esempio ha eliminato l’utilizzo dello smartphone durante i pasti) e ha iniziato a cantare, raccontare e parlare di più con il suo bimbo.

Sto solo cercando di mettere in evidenza un fatto purtroppo diffuso:
questa mamma, semplicemente, non sapeva quanto potesse fare per il suo piccolo, solo grazie alla sua voce.
Non sapeva quanto il suo canto potesse essere importante per lui.
E, quando ha capito, ha iniziato un percorso che ha portato un cambiamento enorme in entrambi, nella loro relazione e nel modo di affrontare le esperienze insieme.

Tutto grazie ad una ninna nanna che non c’era, ma adesso c’è, eccome se c’è!

Ecco quindi che cantare per un bambino è un dono enorme, non dimenticarlo.
E’ qualcosa che va oltre ogni parola e che riempie il cuore del piccolino.
Perciò canta, riempi il cuore del tuo bambino con la tua voce, fai sì che queste emozioni vi avvolgano. Così, se in questi momenti devono proprio esserci delle lacrime, saranno lacrime belle come lo sono quelle piene di gioia e felicità.


Fare musica con i bambini

Piccolo manuale per progettare un laboratorio musicale per bambini

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