Perché è meglio non mettere i bambini piccoli su uno strumento musicale (e cosa fare invece)
“Ho sentito che il figlio di una mia amica ha già cominciato pianoforte a quattro anni…”
“Secondo me è meglio iniziare subito: i bambini sono come spugne, no?”
“Vorrei che mia figlia imparasse il violino da piccola, così sarà avvantaggiata da grande…”
Se ti sei mai ritrovata a pensare o sentire frasi come queste, questo articolo è per te.
Molti genitori associano automaticamente il “fare musica” al “suonare uno strumento”. E in parte è comprensibile: nella nostra cultura, musica fa rima con lezioni, spartiti, solfeggio, saggi di fine anno. Ma per un bambino piccolo — parliamo della fascia 0-6 anni — suonare uno strumento nel senso tradizionale può non essere la scelta più adatta. Anzi, a volte può addirittura allontanarlo dalla musica.
1. Cosa succede nel cervello (e nel corpo) di un bambino sotto i 7 anni
Imparare a suonare uno strumento musicale richiede una combinazione di abilità complesse: motricità fine, coordinazione bilaterale, lettura visiva, memoria sequenziale, ascolto analitico. Queste capacità si sviluppano lentamente nel tempo, e non sono presenti nei primi anni di vita.
Un bambino piccolo, per esempio, non ha ancora:
- una maturità neuromotoria sufficiente per muovere le dita in modo indipendente e preciso;
- una capacità attentiva sostenuta per seguire istruzioni complesse o ripetere esercizi tecnici;
- la consapevolezza corporea per controllare postura e respirazione durante l’esecuzione;
- un pensiero astratto per comprendere simboli musicali come le note sul pentagramma.
2. I rischi di anticipare troppo
Mettere un bambino piccolo su uno strumento “troppo presto” può generare:
- frustrazione, perché il corpo non risponde come vorrebbe, le mani non si muovono come si vorrebbe e il suono non esce come ci si aspetta;
- noia, perché lo studio iniziale dello strumento è spesso ripetitivo e poco gratificante, mentre il bambino ha bisogno di varietà, gioco, movimento, emozione;
- rigidità, perché si rischia di trasformare la musica in un esercizio tecnico anziché un’esperienza espressiva. E questo può far perdere la gioia, il piacere, la motivazione durante l’esecuzione;
- abbandono precoce, come ultima conseguenza di tutto quello che ho scritto. E purtroppo è molto frequente: dopo 1 o 2 anni di lezioni “troppo avanti per lui”, il bambino non vuole più continuare, magari proprio quando stava per cominciare a essere pronto. per comprendere simboli musicali come le note sul pentagramma.
3. Cosa serve davvero ai bambini piccoli per diventare musicisti?
In realtà basta una cosa molto semplice: riconoscere che lo sono già e creare intorno a loro un terreno fertile che faccia fiorire questa capacità. Non serve di sicuro metterli davanti a uno spartito.
Infatti tutti i grandi pedagogisti musicali del Novecento — Edwin Gordon, Carl Orff, Zoltán Kodály, Émile Jaques-Dalcroze — ci insegnano che la musicalità si costruisce prima con l’ascolto, il movimento e la voce, non con lo strumento.
Che più nel dettaglio significa:
- Ascolto attivo: musica vissuta con tutto il corpo. Cantata, danzata, raccontata.
- Movimento: il ritmo si impara camminando, saltando, battendo le mani.
- Relazione: la musica è prima di tutto relazione emotiva.
- Voce e gioco sonoro: cantare, imitare, inventare suoni.
4. Quando iniziare allora a suonare uno strumento?
Il mio parere è: non prima dei 7 anni. Prima di quest’età i bambini non hanno raggiunto una serie di competenze per poter iniziare. Ma ci bisogna anche valutare il singolo caso, perché magari qualcuno è pronto prima.
In ogni caso ci sono segni che indicano che un bambino è pronto, ovvero:
- chiede lui di iniziare,
- è capace di concentrarsi e seguire una serie di indicazioni,
- ha una buona autonomia motoria,
- canta con intonazione sufficientemente stabile,
- mostra curiosità e piacere nell’ascoltare musica di tanti generi e tipi.
Se tutto questo c’è — ed è stato costruito con anni di esperienze musicali libere, giocose e profonde — allora il passaggio allo strumento sarà naturale. E sarà un percorso felice, non forzato.
5. Ma allora: cosa proporre, allora, prima dei 7 anni?
Tante cose bellissime. E soprattutto efficaci, come:
- Laboratori musicali (come Musicantis): esperienze di gruppo, musica dal vivo, movimento, ascolto, relazione.
- Strumenti adatti all’età: tamburi, maracas, legnetti, oggetti sonori espressivi.
- Attività musicali in famiglia: cantare, ballare, inventare canzoni nella quotidianità.
- Letture sonore e giochi ritmici: libri parlati, filastrocche, giochi musicali da fare insieme.
In conclusione
La musica non è una corsa a chi arriva prima, ma un viaggio che dura tutta la vita.
Prima dei 7 anni non serve uno strumento. Serve un mondo sonoro ricco, variato, caldo, affettivo. Serve qualcuno che accompagni il bambino a scoprire la musica come linguaggio, come gioco, come relazione.
Se vuoi offrire a tuo figlio un’esperienza musicale che davvero abbia senso per la sua età, e soprattutto da subito vieni a scoprire i laboratori Musicantis: 8 incontri di musica dal vivo, movimento, voce e relazione, per accendere la meraviglia musicale dentro ogni bambino.
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Puoi anche controllare a questo link quali sono le sedi e gli orari in cui si svolge Musicantis e scegliere quello che preferisci.
Io ti aspetto qui per continuare a scoprire di più su quanto la musica sia importante nella prima infanzia, non solo per imparare a suonare ma proprio per crescere degli adulti che sanno ascoltare e in grado di creare un mondo migliore.
Con tanta musica,
Silvia 🎵